Psy, il rapper sudcoreano che questa estate ha spopolato con “Gangnam Style” accumulando record su record, non è solo un fenomeno culturale di massa, ma anche una piccola miniera d’oro.
Soprattutto per chi ha la fortuna di avere a che fare con lui, come per esempio la YG Entertainment. La giovane etichetta discografica sudcoreana, perlopiù sconosciuta ai non addetti ai lavori, sta letteralmente volando sulla Borsa di Seoul. Oggi ha messo a segno un guadagno del 4,5%, mentre ieri ha portato a casa un +13%, contribuendo così alla buona performance dell’indice che la ospita, il Kosdaq. Non solo: le azioni YG hanno guadagnato il 43% da inizio anno, a fronte del +12% del Kospi.
Il motivo di questa fiammata è presto spiegato: “Gentleman”, il nuovo singolo di Psy diffuso al grande pubblico solo sabato scorso, ha già raggiunto su YouTube di Google 81 milioni di visualizzazioni.
Molti esperti sono convinti che “Gentleman” non sarà mai in grado di doppiare il successo planetario di “Gangnam Style”, che di visualizzazioni ne ha avute ben 1,5 miliardi diventando il video più visto nella storia dei media.
E che dire di Google? A gennaio “Gangnam Style” ha fatto entrare nelle casse del colosso di Mountain View qualcosa come 8 milioni di dollari. Ogni volta che qualcuno apre il video del re del k-pop si generano 0,65 centesimi di guadagno. Una metà va a YouTube, l’altra all’autore.
Gli analisti stimano che i ricavi pubblicitari derivanti da tutti i clip di Psy su YouTube si aggirano a 200 milioni di won (circa 179.000 dollari) al mese.
Un bell’affare che conferma come media, cultura ed economia stiano ormai legati a doppio filo.
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